Roma, 25 gennaio 2023   |  

Cei: Zuppi come annunciare il Vangelo?

Ha parlato di stagione nuova. Di una Chiesa che sappia raccogliere le sfide dell'oggi e del domani con rinnovato vigore e illuminata dallo spirito del Vangelo e dalla presenza di Cristo.

zuppi cei

didascalia: Cardinale Matteo Zuppi - Diocesi di Bologna

di Cristiano Comelli Monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana ne ha inaugurato con un intervento la sessione invernale dei lavori.

La sua apertura si è fondata su una domanda: "come annunciare il Vangelo del risorto a gente diffidente, catturata dal presente e con una comunità divisa, quale sicurezza, cosa fare con la creta delle mediocrità e della limitatezza umane?". Temi a cui la Chiesa deve accostarsi con umiltà e autentica dedizione cristiana. Zuppi risponde facendo riferimento a un passo degli Atti degli apostoli: "non aver paura, continua a parlare e non tacere, perchè nessuno cercherà di farti del male, in questa città io ho un popolo numeroso".

La strada per combattere l'indifferenza sembra quindi risiedere nella forza di fare comunità aiutandosi l'un l'altro. "Anche per noi- aggiunge Zuppi - c'è un popolo numeroso nelle nostre città, molto più di quanto misuriamo con categorie spesso vecchie, giudicando con indicatori ormai superati che non ci fanno accorgere di tanti segni importanti, lo percepiamo dall'attenzione verso la Chiesa e i suoi ministri, lo vediamo in alcuni momenti particolari della vita delle persone e della società, a esempio la scomparsa di fratel Biagio Conte a Palermo, un giovane ricco convertitosi a missionario del Vangelo e amico dei poveri, profeticamente alternativo e vicino alla gente comune, ha suscitato in modo sorprendente attenzione intorno alla sua figura, la carità e la santità attraggono".

E, fa intendere, non si tratta di semplici concessioni al momento ma di autentiche partecipazioni al concetto di santità che funge non soltanto da elemento di ammirazione ma anche di richiamo a far emergere il meglio dalla propria vita a servizio del prossimo.

"Monsignor Lorefice arcivescovo di Palermo - prosegue Zuppi- ha detto "era diffusore di speranza, un uomo infuocato dell'amore di Dio". Il presidente della Cei ha poi riportato anche una riflessione di don Pino Vetrano, compagno di fratel Biagio Conte che ha affermato: "oggi ci testimoni che la mafia si può vincere con la santità e la vita".

Riflessioni che aprono la strada, per monsignor Zuppi, a un concetto preciso: "avere una visione larga del popolo, sapere che c'è già un popolo di Dio nascosto, non è consolatoro o illusorio ma missione larga e dialogo rinnovato". Per una comunità chiamata a essere corpo e a valorizzare ogni individuo che la componga. Zuppi parla di un cammino sinodale che "sta raggiungendo il completamento della prima fase, quella dell'ascolto, e ci restituisce tante attese, desideri e un'immagine dolorosa ma realistica delle nostre Chiese".

Chiese che, aggiunge, non devono mai perdere di vista "l'orizzonte largo con cui pensarsi" e continuare a "cercare il dialogo con i nostri compagni di strada, con quel popolo numeroso indicato all'apostolo". La stella polare da seguire, chiosa, è quel "San Paolo che portò il Vangelo oltre i confini della Palestina sino ai confini della terra e ci incoraggia a non avere timore di quello che oggi chiameremmo cambio di paradigma". Parla di "comunione ecclesiale e partecipazione dei laici", il presidente della Cei, come elementi fondamentali per fare camminare la Chiesa nella direzione di fare sempre più simbiosi con la comunità in cui esplica la sua azione pastorale".

E il richiamo è per tutti, mondo laicale, associazioni e operatori pastorali nelle più varie forme. Un contributo, quello della Chiesa, che deve riguardare le più ampie problematiche caratterizzanti l'attuale società, dalle politiche della natalità all'occupazione al mondo sanitario.

Zuppi accoglie "con soddisfazione la volontà del Governo di riprendere le fila della legge delega per le politiche in favore delle persone anziane, cioè 14 milioni di cittadini". E conclude: "il paese ha bisogno anche di rigenerare e mantenere nel tempo la propria vitalità sociale ed economica, favorendo con i mezzi più appropriati l'equilibrio demografico".

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5 Giugno 1921 è il primo giorno scelto con circolare del Comando generale dell'Arma dei Carabinieri (del 7 Aprile dello stesso anno) per celebrare, ogni anno, la propria festa. Il 5 Giugno è la data di concessione della medaglia d'oro all'Arma medesima. In tutta Italia oggi la celebrazione avviene in clima d'austerità in sintonia con la situazione generale del Paese. Ancora una volta i Carabinieri dimostrano l'alto senso di responsabilità che li contraddistingue da 199 anni, giorno della loro fondazione. I Lecchesi, come tutti gli italiani, si stringono con affetto attorno ai loro Carabinieri.

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