Como, 13 luglio 2023   |  

Cappella Musicale del Duomo di Milano ospite al Santuario della Beata Vergine del Soccorso

La meditazione musicale che ogni anno LacMus Festival propone presso il Santuario della Beata Vergine del Soccorso ad Ossuccio vede ospite per questa edizione, venerdì 14 Luglio, la Cappella Musicale del Duomo di Milano

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La meditazione musicale che ogni anno LacMus Festival propone presso il Santuario della Beata Vergine del Soccorso ad Ossuccio vede ospite per questa edizione, venerdì 14 luglio alle 18.30, la Cappella Musicale del Duomo di Milano, fondata nel 1402 ed oggi diretta da Mons. Massimo Palombella. Il coro accompagnerà gli ascoltatori in una visita guidata ad alcune delle vette della polifonia rinascimentale, alternate a oasi di puro e disadorno canto cristiano monodico. Le musiche si susseguono nel programma secondo il posto che occupano nel calendario liturgico, iniziando dall’Avvento per terminare con la Pasqua. Il concerto è ad ingresso libero su prenotazione.

O Magnum Mysterium è l’incipit di un mottetto natalizio di William Byrd – ma lo stesso testo è stato musicato da molti altri maestri, da Palestrina fino a Poulenc -, dal quale prende il titolo il concerto della Cappella Musicale del Duomo di Milano al Santuario della Beata Vergine del Soccorso. Titolo non certo casuale, visto che il programma ripercorre i momenti salienti dell’anno liturgico, e quindi le tappe che accompagnano il rinnovarsi, anno dopo anno, del mistero della Salvezza per il popolo dei cristiani. Il percorso musicale muoverà dunque i suoi passi dal periodo dell’Avvento, per poi toccare il Natale, le Ceneri, il Giovedì e il Venerdì di Pasqua – la cosiddetta Settimana Santa – e infine la Pasqua, che celebra la resurrezione di Cristo.

L’idea portante di questa meditazione musicale sta nell’alternanza fra canto monodico medioevale e canto polifonico rinascimentale, i due grandi patrimoni dai quali attinge la Cappella nella sua attività liturgica e nei suoi concerti. I due filoni rappresentano peraltro l’uno la logica prosecuzione dell’altro, poiché la polifonia viene adottata proprio come arricchimento e sviluppo del canto gregoriano, una volta che il repertorio, nel IX secolo, viene canonizzato. La Chiesa di Milano è inoltre custode di un altro importante patrimonio del canto monodico antico, che è quello ambrosiano, specificatamente legato alla diocesi meneghina.

Se i canti monodici - nati in un’epoca in cui il concetto di autore era ancora di là da venire per quanto riguarda la musica - sono tutti anonimi, nel repertorio polifonico svettano i nomi più illustri del Rinascimento europeo, a partire da Giovanni Pierluigi da Palestrina, attivo nel Cinquecento presso la Cappella Pontificia di Roma. La lezione di Palestrina rappresenta un pilastro nella storia della musica sacra rinascimentale, poiché l’autore fu un attivo promotore della ricerca di un maggior equilibrio fra complessità musicale e limpidezza della struttura, a favore dell’intellegibilità della parola cantata – equilibrio che sembrava perduto in secoli di costruzioni sempre più vertiginose e a volte astruse, soprattutto per mano dei maestri della scuola fiamminga. Palestrina ritorna più volte nel programma del concerto, con pagine sublimi quali il mottetto Super flumina Babylonis, che mette in musica un salmo tra i più toccanti dell’Antico Testamento, in cui il popolo ebraico, costretto a lasciare la propria terra, esprime il suo dolore e smarrimento per il forzato esilio. Un salmo destinato per secoli a rimanere fonte di ispirazione, se ne troviamo traccia nel più famoso coro lirico verdiano, come anche nella poesia di Salvatore Quasimodo. Un altro capolavoro di Palestrina è il mottetto che chiude il concerto, Sicut cervus, che esprime l’anelito dell’animo umano verso Dio.

Il programma si sposta dall’Italia per toccare autori rappresentativi delle scuole di altri paesi europei, come l’inglese William Byrd, che visse fra il regno della cattolica Maria Tudor (la famosa “Bloody Mary”) e quello dell’anglicana Elisabetta I. In un’Inghilterra in cui la questione religiosa sollevata dal re Enrico VIII, padre di Elisabetta, era ancora in divenire, Byrd, cattolico e dunque a rischio di essere perseguitato durante l’età elisabettiana, poté invece contare sull’apprezzamento della regina e sul prestigio personale, suo e del suo maestro Thomas Tallis, con il quale a lungo collaborò. Pur dedicandosi anche alla composizione di musiche per il rito anglicano, il cuore della sua produzione sacra rimane saldamente ancorato alla fede cattolica.

Luce della musica spagnola” fu chiamato Cristobal de Morales, il primo polifonista iberico divenuto in vita famoso nel mondo. Inquieto e ribelle, tanto da lasciare spesso gli incarichi per spostarsi altrove, fu attivo a Roma come cantore: diversi Papi infatti erano di origine spagnola e favorivano il conferimento di incarichi musicali ai loro compatrioti di talento. Lavorò poi in patria come compositore ed è considerato il più grande maestro spagnolo della prima metà del Cinquecento, ammirato per la modernità delle sue composizioni, che appaiono stilisticamente già distaccate dai modelli dei contemporanei fiamminghi e più orientate verso un impianto che prefigura il futuro affermarsi del sistema tonale.

La figura di Tomás Luis de Victoria getta un ponte tra la Spagna, dove nacque e dove tornò più volte, e l’Italia. Considerato, per l’eleganza e la limpidezza delle sue composizioni, il Palestrina spagnolo, fu forse allievo a Roma del maestro italiano, che certamente conobbe. Si dedicò esclusivamente alle composizioni sacre, scegliendo anche la vita religiosa: lo troviamo infatti tra i seguaci di San Filippo Neri. Tornato in patria, condusse una vita conventuale ritirata e tranquilla, che gli permise di dedicarsi alla composizione senza ostacoli.  Grazie ai proventi derivanti dai servizi musicali, dai benefici ecclesiastici e dalla vendita delle sue opere (che arrivarono persino in America del Sud), poté permettersi, cosa piuttosto inusuale, di stampare numerose copie della sua musica, anche in edizioni accurate e lussuose, molte delle quali sono pervenute fino a noi.

La Cappella Musicale del Duomo di Milano è la più antica istituzione culturale milanese, attiva ininterrottamente dal 1402 ad oggi. Il suo patrimonio musicale è costituito originariamente dalla musica che i suoi maestri hanno scritto nel corso dei secoli, ma continua ad essere arricchito anche con lavori di altri autori.

La Cappella Musicale accompagna in Duomo tutte le domeniche l’Eucaristia Capitolare delle ore 11.00 e le festività religiose, secondo il calendario liturgico.

Nel 1402, i deputati della Veneranda Fabbrica nominarono il primo maestro della Cappella Musicale: il musichus Matteo da Perugia. La figura del maestro di cappella si era resa allora necessaria con l’introduzione della polifonia, cioè del canto simultaneo di una o più melodie. Alla fine del suo mandato la Cappella ebbe la sua organizzazione completa: maestro, organista, vicemaestro, cantori adulti e fanciulli.

L'attuale Direttore è Mons. Massimo Palombella. 

INFO: Il concerto, della durata di circa 70 minuti, si svolgerà all’interno del Santuario a porte aperte e sarà quindi possibile ascoltarlo anche dall’esterno della chiesa, con visibilità ridotta (in caso di maltempo la sede del concerto rimarrà comunque il Santuario). Il Santuario si raggiunge tramite una passeggiata panoramica in salita di circa 25 minuti con partenza da Piazza Papa Giovanni XXIII, loc. Ossuccio, Tremezzina. Tariffe: CONCERTO GRATUITO con prenotazione obbligatoria.

 

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